Dalla pagine dell'Ordine
Evidenziando che ci si deve sempre riferire rigorosamente alle più recenti Decretazioni, indicazioni ed Ordinanze delle Autorità di Sanità Pubblica, e che l’Ordine ha solo ruolo meramente informativo rispetto alle stesse, ecco alcuni suggerimenti tecnici e pratici orientativi per professionisti Psicologi, condivisi e sottoscritti anche dai Presidenti di diversi altri Ordini regionali, con lo scopo di dare interpretazione comune ad una serie di quesiti professionali che gli iscritti ci pongono.
In generale, l'attività professionale psicologica ("comprovate esigenze lavorative e di salute"), da DPCM 9 marzo 2020, 11 marzo 2020 e 22 marzo 2020 - afferendo ai codici Ateco 86 (professioni sanitarie) - ha sempre potuto continuare a svolgersi; previo ovviamente il più rigoroso rispetto delle misure igienico-preventive del Ministero della Salute, già ripetutamente indicate, e che devono essere applicate con particolare attenzione da tutti i professionisti sanitari.
Il principio di fondo è quello di minimizzare le attività in presenza, per rinviarle o sostituirle ogni qual volta sia praticabile con altre modalità di interazione (videochiamate, consulenze telefoniche, smart working, etc.).
Un semplice criterio decisionale può essere questo:
A) La prestazione è erogabile tramite strumenti a distanza? Usali.
B) La prestazione non è erogabile a distanza, ed è clinicamente opportuno non differirla? Svolgila, ma solo con l’applicazione di rigorose norme igienico-preventive.
E’ fondamentale, in un periodo di difficoltà nazionali e ansie sociali diffuse, garantire al meglio le nostre funzioni ed il nostro ruolo professionale, clinico e sociale, a tutela del benessere psicologico della popolazione. L’impatto psicologico della pandemia in corso sta creando difficoltà significative a singoli, famiglie, organizzazioni, cui gli psicologi possono e devono dare risposta garantendo – con adeguate modalità attuative e attente misure di sicurezza – l’assistenza ai cittadini che ne necessitano, e ne necessiteranno anche nel medio-lungo termine.
Attività collettive o aperte al pubblico che possano creare "assembramenti" (seminari, convegni, incontri congressuali in sede pubblica, etc.) sono soggette a sospensione fino a data da definirsi: tali attività devono essere tassativamente rinviate.
Per quanto riguarda attività di consulenza in studio/ambulatorio, come detto si deve valutare con attenzione la loro effettiva non sostituibilità con forme di interazione a distanza.
Se si ritiene comunque clinicamente necessario il proseguire in presenza, è doveroso rispettare in modo estremamente rigoroso le precauzioni igieniche indicate dal Ministero della Salute (http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228).
Professionista e paziente devono essere del tutto asintomatici e non presentare fattori epidemiologici di rischio (convivenza, frequentazione o contatti con soggetti positivi, sospetti o a rischio, etc.). Se vi sono sintomi anche leggeri (febbre, tosse, dispnea, mal di gola), o anche solo sospetti su potenziali fattori di rischio epidemiologico del professionista o del paziente, gli appuntamenti in presenza devono essere rinviati senza eccezioni.
Anche se le indicazioni Ministeriali generali sono di tenere 1 metro di distanziamento, per criterio maggiormente prudenziale rispetto al rischio “droplets” durante la prolungata interazione in ambiente chiuso - secondo le definizioni ECDC e MinSalute, i contatti stretti sono quelli in ambiente chiuso per oltre 15 minuti a meno di 2 metri di distanza - è opportuno tenere una distanza di almeno 2 metri durante i colloqui.
Ci si rifà come sempre agli accordi pregressi sui recuperi sedute.
Si ricorda che normalmente non è possibile richiedere il pagamento di una prestazione non avvenuta; ed eventuali annullamenti anche di appuntamenti online, in questi giorni complessi, possono essere più frequenti del solito - è magari frustrante per il professionista, ma comprensibile in questo periodo straordinario.
Questione chiaramente delicata; ma la tutela di Salute Pubblica in situazione di emergenza sanitaria è prevalente rispetto alla Privacy individuale.
In caso tu risultassi positivo al Coronavirus, e dovessi essere quindi coinvolto in procedure di indagine epidemiologica, dovrai fornire i nominativi delle persone con cui sei venuto in contatto (non è necessario - ed è ovviamente da evitare perchè sottoposto a Segreto Professionale - lo specificare il motivo clinico; semplicemente, indicherai che hai avuto contatti ravvicinati per motivi di lavoro con una data persona).
Avvisa comunque i tuoi pazienti di questa eventuale possibilità, chiarendo preventivamente la questione e rassicurandoli sul mantenimento rigoroso del segreto professionale (ed ovviamente avvisandoli tempestivamente in caso risultassi positivo tu, perchè potrebbero essere stati a loro volta esposti da te).
Lo stesso vale per le attività professionali che coinvolgano o abbiano coinvolto più persone: un partecipante positivo può portare a dover indicare i nomi degli altri partecipanti.
Quella "online" è una modalità di lavoro che - in questo periodo - può essere molto utile, ed è quindi fortemente incoraggiabile ogni volta che sia possibile attuarla (seguendo sempre le Raccomandazioni del CNOP del 2017, e le più recenti Indicazioni per le prestazioni online per l'emergenza Coronavirus del CNOP del 2020), per minimizzare i rischi sanitari potenzialmente legati agli incontri in presenza.
Chiaramente l'uso del mezzo va a modificare il setting, e non è adatto per tutte le attività o tutti i pazienti; analizzare la fondatezza della domanda, l’effettiva applicabilità nel caso specifico e l'impatto sulle dimensioni di set/setting è quindi sempre buona prassi e responsabilità del clinico, che dovrà curarne attentamente gli aspetti relazionali, di privacy, consenso informato e sicurezza.
E’ necessario aggiornare il tal senso il Consenso Informato e Privacy, inviabili anch’essi per via telematica, e il Registro dei Trattamenti ai sensi del GDPR. Si dovranno inoltre considerare gli aspetti pratici legati alla privacy del set e del setting (un paziente isolato in casa con la famiglia può avere difficoltà a trovare uno spazio adeguato per lo svolgimento tranquillo e riservato della seduta; utile l’uso di cuffia e auricolari, etc.).
La consulenza online o telefonica, se esperti del suo uso, potrà essere molto preziosa proprio per i pazienti che possono trovarsi in situazioni di quarantena o isolamento; nel qual caso la si può proporre come utile forma di supporto e/o continuità della relazione clinica. Più in generale, molti pazienti vivono attualmente situazioni in cui gli aspetti relazionali, emotivi e organizzativi della propria vita quotidiana subiscono limitazioni e modifiche spesso problematiche; l'uso di canali a distanza per fornire in questo periodo un supporto, monitoraggio o contatto regolare può essere particolarmente rilevante.
Anche molte attività di formazione possono essere utilmente sostituite, con adeguate accortezze, dall'uso di piattaforme di videoconferencing (anche per la didattica teorica nelle Scuole di Psicoterapia).